Differenti: ovvero, come sopravvivere a un viaggio in treno con tre ex sindaci

Differenti: ovvero, come sopravvivere a un viaggio in treno con tre ex sindaci

C’è un treno in partenza. Un Frecciarossa, per l’esattezza. Non si sa bene da dove né per dove. Di certo, non per Hogwarts. Anche se i passeggeri sembrano usciti direttamente da un incantesimo andato storto.

Seduta nel vagone 5, posto 4D, c’è Linda. Filosofa. Studentessa fuori tempo massimo. Maglione vintage che urla “l’ho preso in eredità da una trisavola contadina”, e sguardo da chi ha capito che il mondo è finito ma si ostina a cercarne un senso. Contro ogni evidenza. A un certo punto, però, il senso lo trova: si chiama Giorgio, oppure Ivan, oppure Gianfilippo. Tre ex sindaci. Tre creature mitologiche: metà politici, metà esseri pensanti. Già questo basterebbe per far gridare al miracolo.
E invece no: Differenti non è un miracolo. È una bomba.
Ma attenzione: una bomba buona, come quelle che si lanciavano in certi film francesi in bianco e nero, che al posto della polvere da sparo hanno dentro poesia, memoria, e un retrogusto di caffè corretto all’utopia.

Filosofia, politica e altri sport estremi

Linda è giovane, ma parla come una professoressa del Novecento con tendenze alla guerriglia urbana. I tre sindaci invece parlano come uomini che hanno fatto cose. Cose vere. Tipo: salvare scuole, piantare alberi, proteggere paesi sperduti da un’overdose di cemento armato. A ognuno la sua droga.
Il risultato? Dialoghi surreali al gusto di Epicuro, battute che odorano di treno regionale e ideali a lunga conservazione. In mezzo, l’Italia. Quella che si svuota, che sbraita, che emigra. E che, a sorpresa, ogni tanto si mette in ascolto.

Sì, fa ridere. Ma poi ti lascia il nodo.

Il romanzo è costruito come un talk show su LSD. Le voci si rincorrono, si sovrappongono, fanno la ola. Si ride molto, ma ogni risata ha le scarpe sporche di fango. Perché sotto lo scherzo, Differenti è un urlo.
Un urlo di chi non si arrende al vuoto pneumatico della politica urlata, degli influencer coi gatti, dei ministri che vogliono fermare i treni per scendere sotto casa. Un urlo lanciato da chi, come Linda, si ostina a credere che capire il mondo sia ancora un’opzione. Anche se costa cara. Anche se ti guardano come fossi pazza. Anche se sei in minoranza. Drammaticamente in minoranza.

Perché leggerlo?

Perché Differenti è un romanzo, certo. Ma è anche un treno metafisico. Un vagone di pensiero ad alta velocità. Dentro ci trovi:

  • La crisi generazionale raccontata senza retorica.
  • La politica come atto d’amore, non come reality.
  • Il fascismo come souvenir da storicizzare e non come meme virale.
  • Una protagonista che non cerca eroi, ma compagni di viaggio veri.

E poi c’è una voce. Anzi, più voci. E non sono solo dei personaggi. Sono voci di un’Italia che esiste. E che, incredibilmente, resiste.

Attenzione: leggere Differenti può provocare effetti collaterali

Tra cui:

  • Voglia improvvisa di candidarsi sindaco in un borgo sperduto.
  • Riflessioni inopportune durante i pranzi di famiglia.
  • Insofferenza per la retorica eccessiva e per i politici con la voce impostata.
  • Piacere proibito nel rileggere Epicuro con lo stesso fervore con cui altri guardano Netflix.

In conclusione: Differenti è un romanzo semiserio. Ma di una cosa siamo sicuri: tra i libri che potete leggere quest’anno, è l’unico che vi farà ridere, incazzare, pensare… e forse, anche un po’, cambiare sguardo.
E fidatevi: è già tantissimo.


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