Diari di terra: la verità senza retorica sullo sfruttamento degli ultimi
(Recensione tratta da wordnews.it)
Viviamo un periodo storico, sociale, politico, antropologico potremmo scrivere, di totale disordine e incertezza globali. La pandemia è solo l’ultimo avvenimento che ha sconvolto le nostre vite e ha squarciato il velo. La normalità, un concetto tanto abusato quanto mai oggetto di riflessioni coraggiose e dure, a cui tanto si anela tornare ha costi elevati, feroci, l’ordine nel cuore di una società borghese e vacua. Che vengono scaricati altrove. Come denunciarono 19 anni fa in due editoriali su Il Manifesto Gino Strada e Alex Zanotelli l’ordine globale scarica il suo peso disumano nel disordine delle periferie geografiche ed esistenziali. Un peso sempre in crescendo e un disordine ogni giorno più oppressivo.
E anche le più nobili ed alte parole, comunemente diffuse, come umanità, felicità e benessere appaiono false e feroci. In questa società del benessere, dell’economia padrona di tutto, della ricerca più sfrenata dell’affermazione sociale (darwiniana), dell’evoluzione esistono crepe profonde dove cercano di sopravvivere gli sfruttati per la vita e l’opulenza di altri. Crepe terribili, a migliaia di chilometri da noi o anche ai bordi delle nostre strade, campagne, zone industriali, nei luoghi più diversi nel cuore dell’Italia e dell’Europa. Sono crepe che appaiono e scompaiono raramente sugli schermi dei televisori, dei computer e degli smartphone. Nascosti troppo spesso dietro fredde cifre disumanizzanti o brevi di cronaca. Accolte con fastidio e indifferenza, come se non ci riguardassero. Non è così, non lo è almeno due volte: perché dietro quelle cifre e quelle brevi parole giornalistiche ci sono vite, sofferenze, drammi e perché sono sfruttati e le lacrime alimentate dal sistema economico e sociale in cui si prospera ogni giorno.
Camara Fantadi, morto di infarto nei campi pugliesi un mese fa esattamente come Paola Clemente anni fa, Soumaila Sacko solo 3 anni fa, sono alcuni dei volti, delle vite (spezzate e assassinate) dallo schiavismo che bussa – o almeno dovrebbe – alle porte del nostro finto progresso. Il libro di Eva Trotta, edito da Giazira scritture, ci restituisce la realtà vera – non mediata da interessi politici, economici e dal cinismo perbenista – e quei volti, quelle vite, quelle sofferenze, quei drammi. Che non sono altro da tutte e tutti noi e dovrebbero entrarci nel cuore e nell’anima. Turbarci, interrogarci, sconvolgerci, scuotere ogni certezza (come scrisse Eva Trotta stessa) ed insegnarci. La prefazione è stata scritta da Leonardo Palmisano, sociologo e scrittore le cui riflessioni, analisi e denunce sui sistemi criminali pugliesi, su nuove e vecchie mafie, sullo sfruttamento schiavistico del caporalato e della tratta sessuale, abbiamo ospitato varie volte.