Pioggia dorata: quel ricamo di storie e il senso di liberazione

Pioggia dorata: quel ricamo di storie e il senso di liberazione

di FRANCESCA FICHERA

Il sesso, la vita era il sottotitolo italiano di Tell Me You Love Me, una serie tv andata in onda su HBO nel 2007 e sparita troppo presto. Un racconto di vite (sessuali) in crisi, in transizione, in disvelamento. Che è quanto troverete, in diversa misura, nel potente libro di Elena Bibolotti edito da Giazira Scritture (2015).

D’altra parte è lei stessa, l’autrice, a fornire la giusta e non scontata chiave di lettura delle sue sei storie amare, dicendo: “Il sesso fa parte dell’esistenza di ognuno. Ed è di vita che io parlo“; la vita sotterranea di un mondo dove la realtà ha superato la finzione: il nostro tempo, la nostra fluida attualità, cui la Bibolotti strappa via ogni velo, fisico e immaginario, attraverso l’irresistibile gancio della sua scrittura. Un flusso da seguire con passione e concentrazione, misurando ad ogni passo la cura certosina con la quale ogni parola e ogni dettaglio sembrano essere stati ricamati all’interno della sua composizione a sei voci, tenuta insieme dal filo organico, e soprattutto metaforico, della pioggia dorata, intorno a quella pratica liberatoria ma “proibita”, intimamente legata alla dimensione dell’interdetto, che per natura si erge a tramite delle verità più intime e profonde.

Ed è proprio la sincerità l’arma a doppio taglio del libro di Elena Bibolotti, un puzzle erotico che, tassello dopo tassello, scuotendo il lettore fin quasi a disturbarlo, forma il ritratto di una società miseramente ipocrita, costellata di matrimoni fra sconosciuti (Roba da grandi), amori malati , esistenze incompiute (Il serpente piumato, Il culo di Marisa), infelicità nascoste (Apparenza) e disperazioni lealmente condivise (cfr. Alessia Scagli) (Pioggia dorata).

Ce n’è per tutti, in Pioggia dorata: dal dentista fedifrago alla mistress dal cuore tenero, passando per la moglie che trascorre più tempo su YouPorn che col marito. Nessun filtro, nessuno sconto: le parole della Bibolotti colpiscono e, molto spesso, affondano, nutrendosi delle stesse sfumature che dipingono. Oltre tutti i generi, come ci tiene a ricordare Fulvio Abbate in prefazione. E l’amore, è vero, non ha genere: è una mancanza che si è fatta presenza, ma non manca e, anzi, trasuda da ciascuna di queste pagine.

(recensione tratta da rivistaunaspecie.com)

 


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