Ester: il romanzo per educatori, genitori e insegnanti

Ci sono romanzi che non solo raccontano una storia, ma spalancano uno squarcio su realtà invisibili, che vivono ai margini della nostra quotidianità. Ester di Silvia Golfera è uno di questi. Un romanzo crudo, intenso, e profondamente attuale, capace di smuovere coscienze e interrogare il nostro sguardo sul mondo.
Ester è una ragazzina rom. Vive in un campo, tra roulotte, baracche, freddo, fango e miseria. Ma soprattutto vive in un sistema di violenze quotidiane: la povertà estrema, il lavoro minorile, lo sfruttamento, l’abuso, la tratta. In poche pagine, Silvia Golfera dà voce a una protagonista fragile e potentissima, restituendole con onestà la complessità delle sue emozioni, il suo dolore, le sue piccole felicità, i sogni e i traumi che la rendono vera. Vera come lo sono le storie che troppo spesso preferiamo non ascoltare.
In un’epoca in cui il tema delle migrazioni, dell’inclusione, della protezione dei minori e dei diritti umani torna con forza al centro del dibattito pubblico, Ester è una lettura urgente. Un romanzo che non ammette indifferenza.

Perché leggerlo? Perché Ester ci racconta ciò che accade davvero, oggi, nelle nostre città. Lo fa senza retorica, con uno stile asciutto e struggente, capace di far vibrare ogni parola. È un libro che si legge tutto d’un fiato e che resta addosso, come la polvere che Ester cerca invano di lavarsi via.
Chi dovrebbe leggerlo? Tutti. Ma in particolare genitori, insegnanti, educatori, assistenti sociali, operatori dell’accoglienza e chiunque lavori con i minori. Ester è uno strumento prezioso per riflettere sul linguaggio, sulle relazioni, sull’educazione e su come riconoscere — e spezzare — i meccanismi della violenza.

In un momento storico in cui la letteratura sociale ha bisogno di nuove voci, Ester ci mostra quanto la narrativa possa essere uno strumento potente di comprensione e cambiamento. È un libro che non salva, ma che può insegnare a guardare. E già questo è un gesto politico.