Giazira: la casa editrice che pubblica storie per crescere

Giazira: la casa editrice che pubblica storie per crescere

di Carlo Picca
Cari Amici di Libreriamo, ho fatto due chiacchiere con l’editore di Giazira scritture, Cristiano Marti e ne è nata un’interessante conversazione che vi riporto qui. Buona Lettura!

 

Che cosa è, e come nasce Giazira?

Ho fondato la Giazira scritture nel 2013, pubblicando un free press di notizie finte. Il progetto nasceva da una riflessione sul mondo del giornalismo che spesso si prende troppo sul serio, finendo con l’essere poco credibile. Ancora oggi penso che il modo più nobile e inconfutabile per riflettere sulla società sia la satira: raccontare il paradosso per comprendere la quotidianità. Cinque anni fa stavo lavorando su queste mie convinzioni quando ricevetti una proposta di pubblicazione di un libro per bambini, poi pubblicai il primo romanzo e da quel momento, passo dopo passo, è cominciata l’avventura della mia casa editrice.

 

Qual è la sua linea editoriale?

Sin da subito mi sono concentrato su tematiche sociali e dopo qualche anno ho anche capito il perché: il libro non è solo un oggetto commerciale, ma anche (e soprattutto) uno strumento per riflettere sulle problematiche della società civile. Questo comporta l’importanza di raccontare e valorizzare il territorio (“Itinerari matematici in Puglia” e “AppPuglia”), riflettere sulle opportunità e le prospettive di integrazione (“Pietrino – avventure di un piccolo immigrato in terra di Puglia” e “Marè”), comprendere l’importanza dei diritti umani (“La macchina per cucire – viaggio nelle periferie dei diritti”), scoprire i drammi quotidiani che gli ultimi vivono nelle metropoli (“Venite a prendere Tommaso Renise”). Il libro deve essere sempre strumento di divulgazione di un messaggio e questo messaggio non può che essere legato all’attualità. Infine c’è il discorso dei destinatari di questi messaggi: penso innanzi tutto ai bambini che, prima di diventare irreversibilmente adulti, devono avere l’opportunità di crescere senza pregiudizi. E quale miglior veicolo, in proposito, se non una bella storia da leggere, raccontare e grazie alla quale crescere?

 

Come giudica il panorama editoriale italiano?

Se lo guardassi dal punto di vista degli scrittori direi che è un mondo talmente democratico da risultare spietato. Penso soprattutto a quegli scrittori che pubblicano con grosse case editrici e che, dopo un mese scarso di gloria, finiscono nel dimenticatoio, rendendosi conto di essere stati solo un numero fra le migliaia di pubblicazioni mensili. Per il resto, chiunque oggi ha la possibilità di pubblicare e questo porta la riflessione sul punto di vista dei lettori, talmente disorientati dalla produzione bulimica da non avere più punti di riferimento consapevoli. E questo è un altro paradosso perché se da un lato è vero che la “democrazia editoriale” permette a tutti di pubblicare, quando arrivi in libreria ti rendi conto che questa “democrazia”, fra titoli imposti e best seller da spingere, di fatto non esiste. C’è spazio per tutti nella pubblicazione ma in libreria questo spazio per tutti proprio non esiste. Questa condizione riporta il discorso sugli autori. Non entro nel merito delle politiche delle tantissime case editrici, ma gli scrittori dovrebbero scegliere di pubblicare con chi garantirebbe al proprio libro una vita più lunga di quella assicurata da uno scaffale in negozio, dove lo spazio va liberato subito. E spesso molto prima di quanto si speri. Questo vuol dire essere consapevoli che la vita di un libro merita tutto il tempo necessario per incontrare lettori, girare i territori e alimentare così il passaparola. L’amore fra due persone può sbocciare anche dopo mesi e va coltivato per sempre. Perché l’amore fra un libro e i lettori deve invece seguire tempi commerciali? Dove va a finire l’aspetto umano di questo rapporto?

 

Cosa pensa dell’editoria a pagamento?

Penso semplicemente che sia una realtà di mercato che intanto esiste perché c’è una domanda. La mia casa editrice investe personalmente nei titoli e negli autori che decide di pubblicare e questo mi “costringe” a puntare soltanto sulla qualità. Un editore a pagamento, spesso, si cura poco di questo aspetto, dato che il suo obiettivo è quello di fare cassa subito. Certo può esserci qualità anche in quest’altro settore ma mi risulta difficile pensare che, una volta entrati nel mercato come editori a pagamento, si risponda di no ad un qualsiasi autore che ti chieda di stampargli copie. Se pago per ottenere un servizio il discorso si esaurisce lì. Poi l’editore a pagamento può benissimo offrire distribuzione, promozione, presenza nelle librerie, ma questo, mediamente, penso abbia poco a che fare con la riflessione sulla qualità di ogni singolo titolo messo in commercio.

 

Quali sono i suoi autori ed editori di riferimento?

Per quanto riguarda la narrativa italiana adoro Moravia. Fra gli stranieri per me Javier Marias è fra i migliori. In generale comunque leggo molti classici e tanta saggistica. Non ho un editore di riferimento, anche se sono legato da amicizia e stima con diversi colleghi. Con loro mi piace condividere esperienze, speranze e progetti. Quello del confronto penso sia un aspetto fondamentale di questo mestiere.

 

Prossimi progetti per il futuro?

L’anno prossimo sarà un altro momento importante di crescita. Ci sono diversi progetti che interesseranno la collana “Divulgazioni” e quella dedicata ai bambini. Sempre nel solco dell’attualità, del sociale e della valorizzazione dei territori.

(Articolo tratto da Libreriamo)