Storia del piccolo Frido

Storia del piccolo Frido

di Ilaria Grossi

A più libri più liberi, fiera del libro di Roma, mi avvicino allo stand diGiazira scritture di Cristiano Marti e vengo letteralmente rapita da “occhi” che parlano, quelli della cover di E dopo verrà il buio di Maura Picinich, un libro con illustrazioni di Cristiana Cerretti, in cui si affronta il dramma della Shoah raccontato ai bambini.
L’autrice affida agli occhi del piccolo Frido la narrazione della storia.

Frido inizia a farsi tante domande, domande su domande, perché gli ebrei devono lasciare le loro case? perché i bambini ebrei non possono più frequentare la scuola? perché la mamma non può più insegnare?

“Ho chiesto una volta alla mamma se mi spiegava la faccenda degli ebrei, ma lei mi ha risposto che sono cose da grandi, che io non posso capire”
“Il papà ha detto che il nostro Fuhrer sta costruendo una grande nazione e noi dobbiamo essere orgogliosi. Io ero contento di vivere in una nazione importante, ma pensavo che non ci fosse bisogno di scegliere chi doveva starci e chi no. Non c’era da scegliere. Eravamo tutti tedeschi”.

Siamo sul binario di un treno, “quel treno”, c’è gente, soldati, altoparlanti con il loro severi ordini in tedesco, un uomo vestito di bianco che suona il violino, nonostante i rumori e il vocio, la sua musica sembra quasi esorcizzare la paura, quel vento freddo che avvolge chi attende il treno e non può più pensare ad un domani. E poi, arriva il treno pieno e saturo di gente, Frido non riconosce il treno con il quale la mamma lo portava da zia Rose e i suoi cuginetti.
“La mamma ha gli occhi brutti come quando mi rimprovera perché ho combinato un guaio, o perché ho detto qualcosa che non andava, oppure perché vuole semplicemente che io stia zitto e non faccia troppe domande su chi e su come”.

La mamma, occhi smarriti e un pezzo di cioccolato al piccolo Frido.
Dal vagone corpi ammassati e due occhi di un bambino che chiedono a Frido un pezzetto del suo cioccolato.
Il treno arriva, un ombra scura cala il sipario e la musica smette di distrarre la paura.
“Ma dove state andando?
Perchè avete preso tutti lo stesso treno?
Non avete nemmeno un posto per sedervi!”.

Una storia commovente, delicata e forte allo stesso tempo nelle sue riflessioni, attraverso gli occhi di Frido, nella sua ingenuità c’è già consapevolezza di un’ingiustizia troppo grande nei loro confronti, domande che non troveranno sempre risposte.
Le illustrazioni di Cristiana Cerretti incisive, reali, accompagnano le parole dell’autrice, occhi e sguardi che parlano da soli, non hanno bisogno di altro.
“La mamma dice che gli occhi parlano”.

Recensione tratta dal blog Reviews rose